Luglio 2021
Aggiornamenti Paese
Italia
Non si va più a scuola
Giorgia, 13 anni, ha partecipato attivamente al progetto di Open Space nella sua scuola
“Quel giorno tutti iniziavano a dire “non si va più a scuola, non si va più a scuola”. Io ero da una parte felice, perché immaginavo che durasse una settimana o due, come avevano detto al telegiornale, ma poi questa cosa si è prolungata e ovviamente non mi è piaciuta più tanto questa situazione.
Ho smesso di fare tutte le attività: danza, violino. Non ho più incontrato i miei amici per un periodo molto lungo e questa cosa mi rattristava, non sapevo cosa fare.
Le persone che hanno lavorato al progetto hanno cercato di coinvolgere, in tutte le cose che facevano, gli studenti. Ci siamo divisi in gruppi e ognuno pensava a qualcosa di diverso che si poteva migliorare nella scuola”.
Giorgia, 13 anni
Il progetto OpenSpace, avviato nel 2018, ha l’obiettivo di favorire l’apprendimento e contrastare l’abbandono scolastico in 12 scuole primarie e secondarie di quartieri fragili, nelle città di Bari, Milano, Palermo e Reggio Calabria.
Nel 2020 la pandemia e le conseguenti chiusure hanno colpito profondamente le scuole e i territori coinvolti nel progetto. Fino all’estate, le difficoltà principali sono state quelle di includere nella didattica a distanza gli studenti che non avevano la strumentazione necessaria o che vivevano in condizioni abitative non appropriate.
Ad oggi abbiamo raggiunto quasi 2.500 ragazzi e ragazze. Inoltre, 80 genitori e 150 insegnanti sono stati coinvolti in occasioni di scambio e di crescita per offrire agli studenti una nuova visione di futuro, che dia loro la possibilità di migliorare, di crescere e di inserirsi in un contesto lavorativo adeguato.
Numeri che contano
Presenti nel paese dal: 2011
Progetti italiani di sostegno a distanza attivi: 29
Ragazze e ragazzi raggiunti dal progetto OpenSpace: 2.500
Percorsi di crescita e indipendenza economica per: 150 donne che hanno subito violenza
Numeri che contano
Presenti nel paese dal: 2011
Progetti italiani di sostegno a distanza attivi: 29
Ragazze e ragazzi raggiunti dal progetto OpenSpace: 2.500
Percorsi di crescita e indipendenza economica per: 150 donne che hanno subito violenza
Mamma mia, che bello!
Anna, è riuscita a chiedere aiuto e a ritrovare la sua autonomia
“Questi uomini violenti e manipolatori ti fanno sentire che non sei adeguata, né come mamma né come persona né come donna. Tu non vali, sei uno zero e sentendo queste cose ogni giorno, cominci a pensare come lui.
Nella mia rubrica non c’era nessun numero. Mio marito mi diceva che i miei amici erano sfigati come me, la mia famiglia stupida e così io ho cominciato a isolarmi.
La mattina non volevo aprire gli occhi. Perché vivere quando il tuo uomo, quello che hai scelto e con cui fai una famiglia, lui per primo ti dice parole assurde e ti paragona a un animale? Non è la violenza quella fisica che succedeva raramente, non erano i lividi, non era il dolore, era quella psicologica che mi faceva male.
Un giorno lui non c’era, ho preso le bambine, 2 sacchi di spazzatura pieni di giocattoli e qualche cambio, sono arrivata al centro e ho detto io non ce la faccio più.
Adesso, andare a lavorare, prendere la paga e andare a mangiare una pizza con le bambine, mamma mia che bello!“.
Anna, 43 anni
Circa una donna su quattro all’interno dell’Unione Europea subisce violenza dal proprio partner o ex partner. Spesso le donne non interrompono relazioni violente perché non dispongono della necessaria autonomia economica per provvedere a sé stesse e ai propri figli.
Il progetto WeGo2, che portiamo avanti insieme ad altri partner europei, mira a ricostruire l’indipendenza economica delle donne fuoriuscite da situazioni di violenza. Attraverso lo scambio di informazioni e conoscenze tra centri-antiviolenza, associazioni e chi lavora direttamente con le donne, abbiamo incontrato 30 professioniste in Italia, Grecia, Bulgaria e Spagna; promosso 10 seminari con 169 operatrici; sostenuto oltre 150 donne nei loro percorsi di crescita economica. Grazie ad attività di sensibilizzazione, abbiamo reso il settore privato parte della soluzione, formato sulla violenza di genere 1.000 dipendenti di circa 70 aziende.