Non è facile lavorare e comunicare dentro Gaza, dove gli operatori umanitari sono ancore di salvezza, tessendo speranza nel caos nonostante il soffocante blocco e i bombardamenti continui.
Con le comunicazioni interrotte e l’elettricità spesso assente, ci affidiamo a fragili segnali telefonici, biglietti scritti a mano e reti umane per coordinare dove cibo, acqua e medicine siano più necessari.
La distribuzione non è mai semplice, con il blocco totale imposto su Gaza che impedisce agli operatori umanitari di entrare. Questo ci costringe a rifornirci da fornitori locali, ed è estremamente difficile perché i camion vengono fermati alle frontiere, le scorte sono limitate, e ogni consegna è accompagnata dal rischio di bombardamenti.
Eppure, i nostri colleghi e partner si muovono con urgenza e coraggio: organizzano volontari comunitari, allestiscono punti di distribuzione, e si assicurano che i più vulnerabili—anziani, donne, bambini, malati—siano raggiunti per primi.
Affrontare il blocco significa inventare soluzioni dove non dovrebbero servire, trasformare la scarsità in resilienza, e andare avanti con la convinzione incrollabile che anche un solo pacco di cibo o una sola bottiglia di acqua pulita possano rappresentare sopravvivenza, dignità, e la prova che l’umanità non ha abbandonato Gaza.