Fino ad un anno fa, tra loro c’era anche Jui, una ragazzina di 12 anni che abbiamo incontrato durante una nostra missione nella baraccopoli di Dacca con mamma e sorelline, e si è trovata a doverle aiutare economicamente entrando nella stessa fabbrica di abbigliamento della madre. Lavorava senza pausa tutto il giorno, e ha cominciato ad ammalarsi, a non dormire, ben lontana da una vita leggera e felice come avrebbero diritto tutti i bambini e le bambine del mondo alla sua età.
Aveva anche lasciato la scuola al quinto anno, proprio lei che voleva diventare un medico! Ci siamo affezionati a lei e da quell’incontro ci siamo attivati insieme ai colleghi e alle colleghe locali. Abbiamo sostenuto la mamma affinché potesse riaprire l’attività chiusa durante la pandemia, e aiutato Jui a tornare a scuola. A gennaio si è riscritta: vederla sorridere tra i banchi ci ha riempito il cuore.
Jui è una storia a lieto fine: continueremo a impegnarci per raccontare altre storie che hanno il sapore della felicità in un Paese in cui milioni di persone vivono in condizioni di assoluta precarietà anche a causa dei fenomeni naturali improvvisi e violenti che lo devastano, come le inondazioni avvenute a settembre 2024.