Vivere nell’emergenza: le storie di Gaza – ActionAid

25 marzo 2024

Vivere nell'emergenza: le storie di Gaza

La crisi umanitaria in atto a Gaza sta avendo conseguenze gravissime su donne, uomini e bambini. Attraverso le loro storie, cerchiamo di comprendere meglio la situazione e approfondiamo le attività che noi di ActionAid stiamo portando avanti per contrastare l’emergenza, soprattutto grazie al prezioso e instancabile lavoro dei nostri partner locali. In mezzo a tanta sofferenza, leggerai nelle loro parole quanto siano importanti i gesti e le piccole attività quotidiane, e quanto queste riescano a dare la forza nel credere che la possibilità di un futuro esiste, e che sarà migliore.

(ripresa dall’alto di un campo per sfollati a sud di Gaza)

I bambini devono giocare

Siamo profondamente preoccupati per le conseguenze psicologiche della guerra nella Striscia di Gaza, in particolare per i traumi che un’intera generazione di giovani e bambini sta affrontando e sul loro benessere mentaleDall’inizio del conflitto, i giovani e le organizzazioni giovanili sono stati tra i primi a intervenire in questo senso, mobilitandosi per fornire assistenza umanitaria. Si sono attivati subito al fianco delle persone sfollate, offrendo aiuto medico, assistenza sociale e psicologica, supporto educativo e attività ricreative per i bambini.

Per questo noi di ActionAid abbiamo supportato il Gruppo Giovanile Umanitario (HYG) – Palestina, per offrire ai bambini sfollati nelle scuole e nei rifugi di Gaza una giornata di svago con attività ricreative. Questi momenti sono importantissimi: danno ai bambini la possibilità di esprimersi e di allentare la tensione costante in cui vivono.

Walaa è una giovane volontaria, sfollata dal 7 ottobre 2023, membro del Gruppo Giovanile Umanitario. Walaa lavora costantemente per dare una mano alle persone sfollate ed organizza anche diverse attività ricreative per i bambini per attenuare l’impatto della guerra sul loro benessere e sulle loro condizioni psicologiche.

Walaa ci racconta quanto la sua vita sia cambiata:

La mia vita è cambiata dall’inizio della guerra, come quella di centinaia di migliaia di persone a GazaSiamo stati sfollati più volte. Siamo stati costretti a spostarci dal nord al sud alla ricerca di rifugi e di un posto sicuro. Ho perso la mia casa, gli amici, il lavoro e tutto. Attraversiamo condizioni catastrofiche ogni giorno, ma mi motivano a continuare il mio volontariato e le mie iniziative per sostenere il mio popolo e far sorridere i nostri bambini e gli anziani con tutti i mezzi possibili. È importante aiutarsi e sostenersi reciprocamente e trovare speranza in mezzo a questa oscurità e al silenzio, perché le persone a Gaza che non vengono uccise dalle bombe moriranno di fame, freddo e paura“.

Offrire supporto psicologico agli sfollati

Amna è una consulente psico-sociale che lavora con il nostro partner locale Wefaq, fornendo supporto psicologico nei centri di accoglienza per sfollati di Gaza, al fianco di tutti coloro che stanno affrontando traumi emotivi.

Lavorare nei centri di accoglienza in questo contesto è estremamente complesso, ma Amna e il suo team sono determinati a fornire tutto il supporto necessario a coloro che ne hanno bisogno. La loro presenza e il loro impegno continuo sono vitali per aiutare le persone a superare i traumi e le difficoltà.

Amna ci racconta di come il loro lavoro viene portato avanti: 

Ci basiamo su tre principali assi d’intervento. Il primo riguarda la sensibilizzazione su temi specifici come protezione, igiene personale e pubblica, gestione dello stress psicologico. Il secondo asse è l’intervento con le donne sopravvissute alla guerra, gestendo le pressioni psicologiche collettive. Il terzo asse riguarda la consulenza psicologica individuale.”

Ma, nonostante questo profondo impegno, sono molte le sfide e gli ostacoli da affrontare.

Spostarsi dalle case ai centri di accoglienza è molto pericoloso per noi, a causa dei ripetuti bombardamenti nella zona. Inoltre, le comunicazioni subiscono continue interruzioni e abbiamo avuto grandi difficoltà nel coordinarci tra di noi nel lavoro. Gli spazi all’interno di questi centri non sono adatti per svolgere le sessioni di supporto psicologico; si tratta di tende, ambienti poco sicuri e fisicamente inadatti. All’interno dei centri di accoglienza si stanno diffondendo malattie, come epatite A e B, malattie della pelle, malattie respiratorie e infezioni intestinali e i servizi essenziali disponibili all’interno di questi centri sono insufficienti per non dire inesistenti.

Un laboratorio in mezzo alla crisi

Nella Striscia di Gaza è difficile trovare gli articoli di prima necessità e, quelli disponibili, hanno un prezzo molto inflazionato. I pannolini ad esempio: è difficile reperirli, e le madri non riescono a prendersi adeguatamente cura dei loro bambini.

Prima dell’inizio del conflitto a Gaza, Maissaa lavorava in un centro di formazione, offrendo corsi gratuiti di cucito e trucco per donne e ragazze, per poter far acquisire loro nuove competenze, guadagnare e avere un proprio reddito. Anche se il centro è stato costretto a interrompere la sua attività all’inizio del conflitto, Maissaa ha notato che c’era scarsa disponibilità di pannolini e ha visto un’opportunità per sostenere altre mamme con bambini piccoli della sua comunità. Insieme a delle ex studentesse, Maissaa ha iniziato a cercare materiale che potesse essere utilizzato per la produzione e ha messo su una piccolo laboratorio per vendere pannolini di qualità ad un prezzo accessibile. Per far fronte alla grande domanda, il laboratorio ha ora ampliato il suo team, offrendo lavoro alle persone sfollate durante la guerra.

Maissaa ci racconta di come sia lavorare durante il conflitto:

Abbiamo cominciato a produrre pannolini con ciò che avevamo a disposizione. Abbiamo utilizzato materiale ricavato dalle mascherine anti Covid per iniziare. Grazie alla qualità del nostro prodotto, nonostante la situazione, riusciamo a vendere i nostri pannolini a un prezzo molto inferiore rispetto al mercato, che ci basta giusto per coprire i salari dei nostri lavoratori. La mancanza di materiale e di energia elettrica ci ha costretti a fermarci più volte. La reazione delle persone al nostro lavoro è stata eccezionale; purtroppo, non riusciamo a soddisfare completamente la domanda. Abbiamo bisogno di più macchinari e fondi per assumere più persone e produrre di più.