Alle 18.00 sentiamo una grande esplosione. Era il vulcano. Seguendo il piano di evacuazione e le mappe fornite da ActionAid riusciamo a trovare rifugio in Ruanda. Quando torniamo nel nostro villaggio, troviamo molte case distrutte. Gli orti che coltivavo da anni sono stati sommersi dalla lava, diventando pietra. Era un disastro: non avevo più nulla con cui lavorare e sostenere la mia famiglia. Per fortuna ActionAid ha aiutato me e le altre donne del villaggio, ci ha fornito kit di sopravvivenza, sostegno economico e corsi per imparare nuove tecniche agricole per far tornare la nostra terra fertile. Un giorno, ne sono certa, tornerò a coltivarla, a veder fiorire e nascere nuovi frutti.

Prima dell’arrivo di ActionAid il soffitto non era sicuro e pioveva sempre in classe, così l’insegnante doveva spesso interrompere le lezioni. Ora la scuola è come nuova e super attrezzata per le nostre lezioni anche se in questo momento ospita alcune famiglie sfollate. A volte ho un po’ di paura di questa situazione, ma non smetto di avere fiducia nel futuro e in me stessa.

Vivo nel villaggio di Kibati, dal 1980. Sono sempre stata fiera di lavorare la terra, perché mi rendeva autonoma e capace di sostenere i miei otto figli. Nel 1992 però ho iniziato ad avere dolori al braccio destro e quando sono andata dal medico mi ha detto che non c’era nulla da fare, lo dovevano amputare. Per i mesi successivi all’intervento, ho creduto di aver perso, insieme al mio braccio, la forza e la mia autostima. Poi ho conosciuto le donne del Circolo Reflect di ActionAid, nel nuovo Centro per le donne. Ci incontriamo una volta a settimana e, piano piano, ho riacquistato fiducia in me stessa.