25 novembre – Giornata Internazionale contro la violenza sulle Donne – ActionAid

25 novembre

La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne

Il 40% delle donne che hanno subito violenza (fisica, sessuale o psicologica) non ha mai cercato aiuto, per paura di ripercussioni, di venire stigmatizzate dalla propria comunità di appartenenza, di non essere credute o per mancanza di accesso alle istituzioni.

Per loro il sostegno di organizzazioni come ActionAid è fondamentale per poter uscire da percorsi di violenza e potersi ricostruire una vita autonoma e dignitosa.

Durante la pandemia di Covid-19 abbiamo visto aumentare la violenza contro le donne a causa della chiusura delle scuole, della perdita del lavoro, dei lunghi periodi di lockdown e di isolamento economico, che spesso le ha obbligate a dipendere dagli uomini della famiglia. Stiamo ancora affrontando gli effetti in tutti i Paesi in cui lavoriamo, dove bambine e ragazze sono addirittura costrette a prostituirsi o vengono ridotte in schiavitù, sono vittime di mutilazione genitale femminile e di matrimoni precoci che permettono alla famiglia di provenienza di sopravvivere alla povertà.

Anche i cambiamenti climatici stanno avendo drammatiche ripercussioni, poiché stanno portando intere comunità a fuggire dalle proprie case in cerca di cibo e acqua e a raggrupparsi in campi profughi dove la sicurezza, soprattutto per le donne, è praticamente assente.

Nella giornata del 25 novembre, per sensibilizzare sui diritti di chi è ancora in difficoltà, vogliamo dare voce alle donne che hanno ripreso in mano la propria vita e che ora lavorano per far sì che questo diritto sia garantito a tutte. Ed è sempre straordinario assistere, e poter raccontare, i loro gesti coraggiosi.

Guarda i video e leggi le storie di quattro donne coraggiose e del loro impegno per difendere i propri diritti.

Nepal: riportare la dignità alle donne

"Non avevo soldi, nessuno a cui rivolgermi, non sapevo come scappare. Volevo solo che finisse. Un giorno ha tirato fuori del cherosene e mi ha dato fuoco".

Sita Tamang, Kathmandu, Nepal

Sita Tamang non è il vero nome di questa ragazza di 31 anni originaria di Makwanpur, in Nepal. Si è trasferita a Katmandu per aiutare la sua famiglia e i suoi fratelli a sopravvivere. Qui ha conosciuto un uomo a cui non era interessata che le ha fatto una corte spietata per mesi. I parenti di Sita hanno spinto affinché lo sposasse perché, in molte zone del Nepal, è spesso il modo più veloce per uscire dalla povertà e aiutare la famiglia di provenienza. Per lei è iniziato così un periodo lunghissimo di isolamento, denutrizione, violenze giornaliere, finché un giorno ha acceso un fiammifero e le ha dato fuoco

Nelle zone rurali del Nepal, le bruciature da acido sono la seconda causa di lesione, una realtà che tra il 2016 e il 2017 ha interessato 55.090 ragazze come Sita. Senza un adeguato accesso alla giustizia, all’assistenza medica e psicologica, le donne colpite soffrono spesso di disabilità, disordini post-traumatici, depressione profonda e comportamenti suicidi.

La violenza contro le donne è più forte nei paesi poveri, e in Nepal una persona su cinque vive con meno di un euro al giorno. Qui, il 38,4% delle donne nepalesi viene data in sposa prima di aver compiuto 18 anni, e ben una su due subisce qualche tipo di violenza nel corso della vita. Parliamo di violenza domestica, stupri da parte del partner, infanticidio, matrimonio precoce, poligamia, persino condanne per stregoneria. In Nepal è ancora in essere la pratica dello Chaupadi, che obbliga le donne durante il periodo mestruale ad allontanarsi da casa perché ritenute impure.

È difficile, in questo contesto, immaginare una via d’uscita. Ma Sita l’ha trovata: dopo mesi in ospedale, ha ricevuto fisioterapia, alimentazione corretta e supporto psicologico. Ha comunicato a quell’uomo che l’avrebbe denunciato, liberandosene per sempre. Oggi lavora in una Ong che si occupa di proteggere gli animali e si è costruita l’indipendenza che cercava.

Il nostro lavoro come ActionAid in Nepal è iniziato nel 1982 e grazie ai nostri sostenitori, diamo anche forza ad associazioni come BVS Nepal, che si prende cura delle donne sopravvissute alla violenza con acidi e bruciature. Garantiscono supporto medico dalla chirurgia alla fisioterapia, prevenzione e attivismoriabilitazione alimentare e psicologica, e reintegrazione nella società, tra cui la formazione professionale. Con BVS Nepal, stiamo anche lavorando per sensibilizzare la comunità per creare una società libera dalle discriminazioni e stigma contro le donne sopravvissute, affinché possano non solo vivere con dignità, ma anche trovare spazio per far sentire la propria voce, e portare avanti il loro messaggio di rinascita.

Kenya: per un mondo senza Mutilazioni Genitali

"Voglio assicurarmi che la pratica della mutilazione genitale femminile nella nostra comunità e per le nostre ragazze finisca per sempre. Questo è il mio sogno.”

Abdia Gedi, la portavoce di Women Network (Cooperativa a sostegno delle donne in Kenya)

Abbiamo incontrato Abdia Gedi qualche mese fa durante una delle nostre visite in Kenya. Lei è una delle prime donne ad aver partecipato agli incontri di formazione e sensibilizzazione sui diritti delle donne che abbiamo svolto nel suo villaggio, ed è oggi una delle maggiori esponenti del movimento Women Network, che lavora per aprire un dialogo spesso difficile con le comunità rurali somale presenti in Kenya.

In Kenya, la violenza contro donne e ragazze dai 15 ai 49 anni è una realtà giornaliera. Il 14% di loro è stata vittima di almeno un episodio di violenza sessuale che non ha mai denunciato per difficoltà ad accedere a luoghi di giustizia o ospedali. Nelle aree della regione con la maggior concentrazione di popolo somalo, la situazione è ancora più complessa. Intere comunità, soprattutto pastorali, si sono riversate dalle loro terre per scappare alla siccità estrema. All’interno di questi gruppi la povertà e l’insicurezza alimentare si uniscono – e vanno a rafforzare – comunità patriarcali che favoriscono i diritti dei ragazzi e degli uomini. Quindi le giovani donne e ragazze si trovano spesso forzate in matrimoni precoci, in contesti di violenze, vittime della mutilazione genitale femminile (MGF) e impossibilitate ad andare a scuola.

Nonostante sia illegale in tutta la nazione, la pratica della MGF è una realtà prevalente nel 94% della comunità Somala, contro il 21% della media in Kenya. La mutilazione genitale femminile continua a essere praticata perché ha radici culturali estremamente profonde, spesso legate a credenze religiose errate, e va fermata sensibilizzando le singole persone sui rischi per la salute delle donne, sulle morti che la pratica ha causato, e sul diritto che va riconosciuto a ogni donna di essere sovrana del proprio corpo. Le attività di formazione e sensibilizzazione sul fenomeno della mutilazione che abbiamo avviato direttamente nelle comunità, trovano sempre un’eco nelle donne come Abdia e nel lavoro di cooperative come Women Network, che continuano a operare sul territorio anche dopo i nostri interventi diretti. Perché il mondo si cambia, tutte insieme, anche una donna alla volta.

Rwanda: l'indipendenza economica vuol dire libertà

"Tutto quello che ho e sto facendo è stato possibile solo grazie alla formazione e al supporto di ActionAid. Io e le altre donne della cooperativa continueremo a crescere. Mi chiamo Mukakarisa Scola. Io sono ActionAid.”

Mukakarisa Scola, Presidente della Cooperativa Umucyo Nyanza (produzione di prodotti artigianali)

A luglio del 2022 siamo andati in Rwanda a visitare la cooperativa Umucyo, nel distretto di Nyanza, che si occupa di produrre ceste e altri oggetti artigianali. La presidente della cooperativa, Mukakarisa, ci ha raccontato di come le cose siano cambiate in questi anni grazie al supporto di ActionAid e dei nostri sostenitori, che hanno dato il via a un’azione di miglioramento della condizione femminile su più livelli che oggi coinvolge moltissime donne del distretto.

La Umucyo Nyanza esiste dal 2019. Mukakarisa ricorda che erano poco più di 30 donne allora, non avevano altro posto per fare le ceste se non all’aperto, ed erano costrette a smettere se iniziava a piovere. Oggi esistono più di 40 di questi gruppi a Nyanza, ognuno formato da circa 30 donne. Lavorano tutti i giorni, dalla mattina fino al tardo pomeriggio, e la loro è diventata una vera e propria piccola impresa.

Come sottolinea Mukakarisa, tutto questo è stato possibile grazie alla formazione continua di ActionAid e al supporto che hanno ricevuto per iniziare a costruirsi un nuovo futuro. La cooperativa di Umucyo Nyanza è diventata il punto di riferimento degli altri gruppi della zona, agevolando la creazione di una rete di donne che collaborano tra donne, crescono insieme e si supportano per permettere, anche alle più vulnerabili, di raggiungere la propria indipendenza economica.

Oggi, grazie a tutto questo, donne che prima dipendevano dai propri mariti riescono a supportare a pieno la propria famiglia, pagare per le spese sanitarie, rinnovare le proprie case, mandare i figli a scuola, risparmiare per garantirsi un futuro felice.

Lavoriamo in 5 distretti del Rwanda, durante il 2022 abbiamo raggiunto oltre 17mila donne con le nostre campagne di sensibilizzazione e 530 sono state coinvolte in corsi di formazione per migliorare le proprie competenze imprenditoriali, apprendere tecniche di coltivazione sostenibile, diventare leader della comunità e conoscere i propri diritti.

Se c’è una cosa di cui Mukakarisa è molto fiera è il supporto reciproco tra le donne che lavorano nella cooperativa. Inoltre, tutto quello che stanno imparando lo stanno insegnando ai propri figli e al resto della comunità. Imparare la consapevolezza dei propri diritti è anche questo: impegnarsi per trasmettere ciò che si è appreso a sempre più persone.

Somaliland: vivere al sicuro

"Non avevo mai provato cosa significasse avere continuamente fame. Ma la stagione delle piogge sembrava non arrivare mai e l’acqua ha cominciato a scarseggiare. Così siamo state costrette a lasciare casa e partire”.

Nimco, dal campo profughi di Bura, Somaliland

La storia di Nimco e di sua sorella Hibaq, di 18 e 15 anni, arriva dal campo profughi di Bura, in Somaliland, che accoglie migliaia di persone che lasciano le proprie case in cerca di acqua e cibo (i cosiddetti migranti ambientali). Sembra insolito annoverare la violenza contro le donne come uno degli effetti del cambiamento climatico, eppure, nei paesi dove sono in corso disastri ambientali, la violenza di genere è cresciuta del 24%. Questo perché l’80% degli sfollati totali è di sesso femminile: sono donne, ragazze e bambine, in fuga da una casa che non può più ospitare la vita a causa della siccità, delle alluvioni e delle carestie. Si riversano nei campi profughi per cercare cibo e acqua, abbandonano la scuola, e, per reagire alla povertà, si trovano costrette in matrimoni forzati, in situazioni pericolose dove anche utilizzare il bagno è un rischio.

Hibaq e Nimco, sono arrivate a Bura 5 anni fa, con il fratello, la madre e la nonna, dopo aver perso i terreni agricoli e il bestiame che permettevano loro di vivere. Hanno camminato per giorni prima di raggiungere il centro, il loro riparo è fragile e spesso di notte hanno paura che arrivino i ladri. I bagni più vicini si trovano a 30 minuti di cammino che non possono fare da sole, perché gli uomini potrebbero approfittare di quel momento di vulnerabilità per attaccarle. Nel periodo delle mestruazioni, devono camminare per oltre un’ora prima di raggiungere il primo pozzo disponibile per avere acqua corrente.

Noi di ActionAid siamo presenti nei campi profughi per distribuire kit gratuiti di aiuto e primo soccorso, fornire cibo, acqua e medicine. Per far fronte alla crisi alimentare e di sicurezza abbiamo costruito sistemi di irrigazione e inserito acquedotti in zone più sicure, in cui le donne possono andare senza aver paura. Abbiamo inoltre investito in corsi contro la violenza di genere, per far conoscere a tutti, ma soprattutto alle donne e alle bambine, i propri diritti fondamentali. Grazie all’aiuto dei nostri sostenitori siamo arrivati con tutto questo da 300 mila persone, di cui il 55% sono donne.

Saranno sempre di più le comunità che devono affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici; lavoriamo per dare un futuro alle persone che già si sono trovate costrette ad affrontare con coraggio un viaggio lontano da casa, per far sì che possano arrivare in un luogo dove sentirsi finalmente al sicuro.

Le storie di Sita, Abdia, Mukakarisa e Nimco testimoniano il coraggio e l’impegno di donne nel loro percorso di uscita dalla violenza.

Noi di ActionAid, con l’appoggio fondamentale dei nostri partner locali nel mondo, siamo accanto a loro e a tutte le donne e le ragazze che vivono violenze e privazioni dei propri diritti, per riportare il potere direttamente nelle loro mani.

Grazie di cuore a tutti i sostenitori che sono al nostro fianco.